In una terra vicino al mar Tirreno era cresciuta una quercia da sughero che col passare del tempo era diventata grande, forte e saggia. Nella sua lunga vita aveva visto tante cose e se le ricordava tutte: giorni di sole caldo, fredde notti d’ inverno, navi nel mare in tempesta e barchette che dondolavano in acque calme. Aveva visto la guerra con i suoi morti e la sua paura, ma anche giovani promesse d’amore e bimbi con la faccia sporca di cioccolato e marmellata. Ormai era vecchia e un po’ stanca, ma le sue giornate erano rallegrate da Simonetta, una pecorina buffa e stramba che era diventata sua amica. Il pastore faceva pascolare il gregge nella grande pianura vicino al mare, ma Simonetta scappava al controllo del cane Agosto e si metteva a brucare lontano dagli altri, vicino alla quercia e chiacchierava tanto, tanto, tanto. Il vecchio albero si chiamava Arbor Vetus von Rubor, ma era un nome troppo difficile per la pecora che lo chiamava solo “Pianta”. Appena Agosto inseguiva qualche pecorella distratta, Simonetta trotterellava via fino a Pianta, mangiucchiava un po’ d’ erba, si strusciava al tronco e cominciava a raccontare la sua giornata. Poi verso sera cominciava con le sue buffe domande: “Che cosa vedi da lassù, Pianta?”, “ Ha un colore il vento?”, “Le onde del mare…le puoi toccare coi tuoi rami?”, “Quando gli uccellini fanno troppo chiasso, li butti nel mare?”, “Le ghiande sono le tue lacrime o le tue risate?”. La quercia si divertiva e ridendo, mentre rispondeva, scrollava i suoi rami; la pecorina era contenta e si sentiva sicura e “speciale” accanto alla sua saggia amica. Poi Agosto abbaiava forte forte e Simonetta sapeva che doveva rientrare veloce più del vento che soffiava dal mare.
Ma l’ amicizia di Pianta e Simonetta doveva fare i conti con il pastore e il boscaiolo. Le pecore avevano messo su troppo pelo e il pastore decise di portarle a tosare: Simonetta provò a scappare, ma niente!
Quella stessa notte c’ era stato un vento fortissimo e potente che aveva abbattuto molti alberi; la nostra quercia cercò di resistere, ma era troppo vecchia e niente! Si piegò e lasciò che il vento ululasse cattivo tra i suoi rami. Il boscaiolo, quando vide la quercia a terra, tagliò la sua legna e la portò a vendere.
Oreste aveva sei anni, viveva con la sua famiglia nella terra vicino al mar Tirreno. Era da poco passato a casa sua Babbo Natale che, tra gli altri doni, gli aveva portato un maglioncino caldo e morbido…per le feste importanti. Qualche tempo prima aveva visto le pecore senza pelo e si era messo a ridere: erano proprio buffe, sembravano spogliate, sgusciate come delle nocciole! La mamma gli aveva detto che le pecore fanno la lana, ma a Oreste non importava molto della lana e non ci fece più caso.
Un giorno, mentre giocava, il babbo e la mamma gli dissero che ormai era un ometto che poteva restare sveglio fino a mezzanotte ad aspettare l’anno nuovo. Oreste chiese come avrebbe fatto a riconoscerlo l’anno nuovo: se era un uomo, un bambino o cos’altro; i suoi genitori gli dissero che era invisibile, ma l’avrebbe riconosciuto dal botto di un tappo di una bottiglia speciale. Oreste era emozionato e anche un po’ spaventato: “ Ma sarà tipo Babbo Natale o la Befana?” “ Perché mi tengono sveglio e col maglioncino bello e nuovo?”. Gli occhi del bimbo cominciavano a frizzare per la stanchezza, ma questo botto non si sentiva ancora…poi il babbo prese la bottiglia e cominciò a contare e BUM!: un grosso tappo di sughero volò sul soffitto, rimbalzò , schizzò come impazzito contro la parete e alla fine: PAM! Si fermò sulla maglia di Oreste! Il bimbo sentì un brivido strano, come una magia. Il tappo, profumato di dolce, era rimasto attaccato al maglioncino: sembrava che non si volesse più staccare e che la lana lo tenesse stretto a sé. Oreste pensò che stessero abbracciati così per un incantesimo e non li volle separare. E un incantesimo c’ era stato per davvero: la lana della maglia era di Simonetta; il sughero del tappo era della quercia. Si erano riconosciuti subito e si erano stretti forte forte! Oreste non volle staccare il tappo “magico” dalla sua maglia: li mise in un cassetto con la lavanda e li lasciò insieme.
Oreste, ora, è un uomo adulto, ha lasciato la sua terra sul mar Tirreno, ma quando ci ritorna coi suoi figli per le vacanze, apre ancora quel cassetto con l’ incantesimo della sua infanzia e gli sembra di sentire un belato lontano e il vento del mare che passa tra i rami di un albero.